Via Al Pellegrino, Chiesa, Monte e Porto di San Pellegrino, ora in località "Al Porto"

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I riferimenti al Porto del Pellegrino, al suo monte, alla sua chiesa di San Pellegrino, che poi, inutilizzata,  divenne la Piovania di San Ginese, conservando la sua appartenenza alla Pieve di Compoto, alla strada che conduce dal villaggio alla Dogana circondando il promontario, sono oramai rintracciabili solo nelle mappe dell'Archivio di Stato di Lucca. 


Una splendida carta in china, datata 1659, autore Natalini Giuseppe illustra, in basso a destra, un promontorio sul lago di Sesto ( Monte San Pellegrino), sormontato dalla Chiesa di San Pellegrino, ai cui piedi si erge una fila di case intorno ad un insenatura, riconducibile ad un Porto.[1] E' nella redazione del Catasto Nuovo Borbonico, nel foglio IV di San Ginese di Compito, elaborato a china ed acquarello tra il 1832 ed il 1839[2], che il geom. cartografo Giovanni Bianchi illustra con precisione la via Al Pellegrino che porta alla Dogana ed al Porto Al Pellegrino. Invece è la tavola 85 del V circondario [3] del Catasto Borbonico del 1832, che, disegnata in china e acquarello dal geomentra Pinochi Santi, mostra come la via Al Pellegrino partisse da via Di Tiglio (ora ss.439), percorrendo la attuale via Della Francese, passando poi per Centoni fino all'abitato del Monte Pellegrino (corrispondente all'attuale borgo detto Al Porto).

 Da quanto precede appare chiaro come i pellegrini, che transitavano da San Leonardo di Treponzio in direzione di Roma, invece che proseguire a piedi fino a Bientina in territorio pisano, potevano scegliere di imbarcarsi subito al Porto al Pellegrino per scendere lungo il lago di Sesto fino a Bientina ed oltre l'Arno, ostacolo naturale da superare in ogni caso. Ovviamente con la bonifica del Lago di Sesto/Bientina, iniziata nel 1859 sotto il dominio granducale, la località perse la sua importanza fino a farne dimenticare completamente la storia.