La storia dei "Giudice"

In modo analogo e contrario, pochissime furono le famiglie che, dopo la “serrata” di X secolo, riuscirono a entrare a pieno titolo nel ristretto consiglio marchionale.

A riuscire nell’impresa di agganciarsi all’orbita più stretta ed elitaria che gravitava attorno al marchese furono due giudici imperiali che ricevettero lo speciale re marchionale. 

Il primo, Leone II (957-988), apparteneva a una famiglia di piccola eminenza cittadina.

 Il padre Leone del fu Ildighisi, notaio e poi giudice, si mise in luce nel tessuto urbano al tempo del vescovo Corrado, ottenendo dal vescovato beni in permuta e in livello. Il definitivo, e del tutto eccezionale, salto di qualità fu compiuto dal figlio omonimo: il giudice imperiale Leone II fu scelto dagli Ottoni quale missus in città. Egli portò questo titolo presiedendo due placiti per conto dell’imperatore (fra 2 febbraio 971 e 7 maggio 973; 19 ottobre 973). Nei decenni a cavallo del secolo XI la sua famiglia poteva essere a tutti gli effetti annoverata fra le maggiori del tessuto ari- stocratico lucchese: la sorella di Leone II, Cuniperga detta Cunizia, era la compagna di Gherardo II Cunimundinghi, vescovo di Lucca al tempo di Ottone III; i figli Leone III giudice e Farolfo ricevettero dallo stesso presule “grandi livelli” di pieve (San Pietro di Vorno, San Macario di Pompiano e Santo Stefano di Torri). Di questi, il primo – spo- sato con Ghisla dei Conti di Pisa – ebbe un ruolo rilevantissimo in città al tempo delle guerre per la successione in Tuscia e nel regno: il giudice Leone III (1000-1027) fu, infatti, il capo a Lucca del partito arduinico e obertengo (il marchese Adalberto II era, d’altra parte, suo senior, come testimonia il dossier relativo alle “terre obertenghe” di Vicopisano). Il sostegno alla fazione uscita perdente dagli scontri non ne ridimensionò il profilo politico e sociale. Dei suoi figli, il diacono Ildebrando aspirava alla digni- tà episcopale (ne dà conto la sua ordinazione del 24 novembre 1016 come rettore a “tempo determinato” della chiesa sedale di San Frediano); il giudice Leone IV ancora il 30 gennaio 1034 agì in città come missus imperiale dotato di publica auctoritas65. La carica era stata evidentemente dinastizzata dai Giudici, ma non era ancora stata pienamente istituzionalizzata e compare soltanto a intermittenza. Il suo recupero da parte del sovrano e la sua redistribuzione non provocò lo scollamento della famiglia dalla corte marchionale. I discendenti di Leone II restarono esponenti di primo piano della “media” aristocrazia, mimetizzandosi perfettamente nel gruppo: anche l’ultimo segno di distinzione, la professione di giudice, insolita fra i più prossimi seguaci del marchese, fu abbandonata con Leone IV (1029-1049). I suoi discendenti non vollero distaccarsi dalla fonte da cui traevano le proprie risorse e il proprio prestigio: i fuochi patrimoniali familiari seguivano, torno torno, tutto il versante lucchese dei Monti Pisani (Santa Maria del Giudice, Vorno, Castelnuovo di Compito). Qui si resero co-promotori, il 28 marzo 1064, della fondazione dell’abbazia di San Salvatore di Cantignano con altre famiglie del seguito canossano.