La vera storia di Castel Durante , il castello di San Ginese, oggi è rimasto il nome CASTELLO del borgo che ospitava il castello





La chiesa di San Ginese di Compito c’è ancora, il castello è scomparso?

E' rimasto solo il nome del borgo: CASTELLO.


-tratto dalle Chroniche di Giovanni Sercambi pag.120-



 Il borgo dove sorgeva l'antico castello ancora oggi, nonostante non ci sia nessun cartello, si chiama - ma chi lo chiama più così?-  si chiamava CASTELLO. 

Rimane nulla oggi sul luogo, dimenticato dagli uomini. 

Dimenticato il nome del borgo, dimenticato il luogo dove si tenne il SINODO del 1080, convocato da Gregorio VII per ricondurre a ragione i canonici di San Martino, che si erano ribellati al Vescovo, mentre infuriava la lotta per le investiture tra il Papato e l'Imperatore Enrico IV...I canonici 

E le mura del castello ?  sono state dimenticate pure  le mura del castello che invece ancora oggi sono in piedi.

E'gravissimo quello che è accaduto.

 


http://www.piccolapenna.it/San%20Ginese.htm


San Ginesio, San Ginese di Compito

 

La chiesa, costruita nel 1859 sul sito di una precedente chiesa romanica, è dedicata a San Ginese e a San Alessandro Papa. Anticamente, a San Alessandro, era dedicata la chiesetta interna del castello dei Durante, che si trovava nel medesimo colle. 

Nell'Estimo (*) del 1260 si legge: Ecclesia S.Alexandri de castra Durantis.

La dedicazione a San Ginese è successiva al 1553, anno in cui venne trovata una reliquia del santo all'interno della chiesa.

La chiesa è a navata unica e la pianta è a forma di croce latina. La prima pietra per la costruzione del campanile è stata posata il 26 Ottobre 1908 dal cardinale Lorenzelli.

All'interno si trova un' altare del Sacro Cuore in marmo bianco e una statua di San Ginese posta sopra l'altare maggiore.


(*) N.d.S. "estimo" : operazione di contabilità  fiscale, in  questo caso dei beni ecclesiastici.



https://www.facebook.com/bachecacompitese/posts/4012618482182620/


San Ginese: La chiesa, il Santo.  

La chiesa attuale, posta sul punto più alto del paese, è stata costruita nel 1859 sulle rovine di una precedente chiesa romanica, è dedicata a San Ginese e a San Alessandro Papa. Anticamente, già prima del mille, a San Alessandro era dedicata la chiesetta interna del castello dei Durante. 

Nell'Estimo del 1260 si legge: “Ecclesia S.Alexandri de castra Durantis”. (chiesa di sant'Alessandro di Castel Durante).

Castel Durante era uno dei castelli della zona del compitese che la città di Lucca aveva costruito per difendersi dalle incursioni pisane e fiorentine. 

Tutti questi castelli furono distrutti nel 1316  dall'esercito pisano di Uguccione della Faggiola. 

A questo periodo si rifà la manifestazione storica che viene effettuata dal “Gruppo Storico Castel Durante” l'ultima domenica di Agosto, cioè in corrispondenza con la festività di San Ginese del 25 agosto.


La chiesa è a navata unica e la pianta è a forma di croce latina.

La prima pietra per la costruzione del campanile è stata posata il 26 Ottobre 1908 dal cardinale Benedetto Lorenzelli.


La dedicazione della Chiesa, prima dedicata a Sant'Alessandro, a San Ginese è successiva al 1553, anno in cui venne trovata una reliquia del santo.
Si narra che durante l'edificazione della chiesa i costruttori abbiano trovato un sasso rotondo che stranamente non riuscivano a murare in nessuna maniera. Decisero quindi, per riuscire ad utilizzarlo, di romperlo. Con immenso stupore scoprirono che questo sasso era cavo e conteneva al suo interno un piccolo osso avvolto in una pergamena che lo attribuiva al martire Genesio. Questa è la reliquia che noi custodiamo nella nostra chiesa e che esponiamo e  portiamo in processione il 24 agosto: una parte dell'osso del braccio del santo.
La storia ci narra che Genesio fosse attore, musico e mimo romano che  nel periodo più aspro delle persecuzioni cristiane, durante l'impero di Diocleziano, si faceva beffe di coloro che si convertivano e si facevano battezzare. 



Questa la cronaca della sua conversione e del suo martirio.
(dall'enciclopedia online “Santi e Beati” Autore: Antonio Galuzzi)

“Quando l'imperatore Diocleziano venne a Roma, fu accolto con la più grande magnificenza. Fra le feste, si diedero pure delle rappresentazioni teatrali, in sua presenza. Uno degli attori principali, Genesio, volle mettere in burla le cerimonie del Battesimo dei Cristiani. Era sicuro di far ridere gli spettatori.
Postosi dunque a letto sul palcoscenico si finse ammalato e si cominciò questo dialogo.
– Ah, miei amici, io sento sopra di me un grave peso, e vorrei ben essere liberato!
– Che faremo per toglierti questo peso?
– Quanto siete mai privi di intendimento! Io sono risoluto di morire cristiano affinché Iddio mi riceva nel suo regno, come quelli che, per assicurare la loro salvezza, hanno rinunziato all'idolatria e alla superstizione.
Allora si chiamarono due attori, uno dei quali rappresentava il prete e l'altro l'esorcista. Venuti al capezzale dell'ammalato gli dissero:
– Perché, figlio, ci fai qui venire?
– Perché desidero ricevere la grazia di Gesù Cristo, e di essere rigenerato, onde potermi liberare dai miei peccati.
Genesio venne allora battezzato e rivestito di una veste bianca come solevano fare i Cristiani: e ciò gli attori lo facevano sempre per burla. Intanto continuando la scena, sopravvennero altri attori vestiti da soldati, i quali si impadronirono di Genesio e lo presentarono all'imperatore per essere interrogato nella stessa maniera con cui s'interrogavano i Cristiani. Fin qui si era creduto che fosse una farsa come era stato nell'intenzione di tutti, ma ben presto imperatore, attori e spettatori conobbero che per Genesio non era più una commedia.
Difatti il comico, rivoltosi improvvisamente al popolo che rideva gustosamente, e con tutta naturalezza e serietà disse:
– "Signori e voi tutti che siete qui presenti, ascoltate ciò che io sto per dire. Io non ho mai udito pronunziare il nome cristiano senza inorridire e detestare anche quei miei parenti che professavano questa religione. Mi sono istruito nei misteri e nei riti del Cristianesimo unicamente per dileggiarli e per farli disprezzare dagli altri; ma in questo istante tosto che l'acqua ebbe lavato il mio capo ed ebbi risposto che io credeva a tutte quelle cose su cui venivo interrogato, ho veduto sopra il mio capo una schiera di Angeli splendenti di luce che leggevano in un libro tutti i peccati da me commessi fin dalla fanciullezza; quindi immerso questo libro nell'acqua in cui io ero pure immerso, me lo mostrarono più bianco della neve e senza alcuna traccia di scrittura. Voi dunque, o possente imperatore, voi dunque, o romani che mi ascoltate, voi tutti che vi beffavate con me dei misteri del Cristianesimo, credetemi: Gesù Cristo è il vero Dio, che è la luce e la verità, e che da lui solo potete ottenere il perdono dei vostri peccati."
Udendo queste parole, tutti gli spettatori trasecolarono. Diocleziano, credendosi burlato, lo fece flagellare e lo consegnò al prefetto Plauziano.
Genesio fu lungamente e aspramente torturato, gli furono rotte le costole, fu straziato anche con il fuoco e da ultimo fu decapitato ma non rinnegò mai la sua conversione. In queste sofferenze il martire andava ripetendo: “Non vi è altro Dio all'infuori di quello che io ebbi la fortuna di conoscere. Io non adoro né servo altro che a Lui: a Lui solo starò sempre unito, dovessi anche soffrire mille morti”.
Correva l'anno 303 d.C., Genesio fu sepolto nella catacomba di sant'Ippolito fuori Roma sulla via Tiburtina (cfr. Martirologio geronimiano-Notitia Ecclesiarum urbis Romae-De Locis Sanctis) fu canonizzato nel sec.VI. 

Le sue reliquie sono sparse un po' in tutt'Italia.
È patrono dei comici, degli attori  e dei liutai. 
Lo si invoca per la guarigione dall'epilessia e contro le malattie dell'udito. 
Anche nella nostra chiesa, fino a circa cinquanta anni fa, dopo la processione della sera del 24 agosto venivano fatti passeggiare, nella navata centrale della chiesa, i malati di epilessia e molti  di loro guarivano per intercessione del santo.


Ma è quella che oggi vediamo sul culmine di San Ginese la chiesa fondata nel IX secolo? 


Dal sito web della arcidiocesi di Lucca:

 
Già  prima del Mille sopra questo colle vi era un castello, denominato Castel Durante, ed in esso una chiesetta dedicata a S. Alessandro. 

Distrutto il castello, sul luogo, fu costruita una chiesa romanica ed essa, a sua volta, fu sostituita dalla attuale nel 1859. La chiesa, per una reliquia del Santo martire ed una confraternita a lui dedicata, aveva già  assunto il nome di S. Ginese. La pianta è ad una navata con crociera.



Diario sacro delle chiese di Lucca ... accomodato all'uso dei tempi presenti ed accresciuto di molte notizie del nostro paese dall'Ab. D. Barsocchini

Nella chiesa di Castel Durante, diocesi di Lucca, e dedicata prima a s. Alessandro, vi si venera il suo braccio; essendo tradizione  antica in quel luogo, che fabbricandosi la detta chiesa di s. Alessandro, venuta alle mani del muratore una pietra di marmo per servirsene a comoulo suo, non potè da principio
spezzarla a colpi iterati di martello; in fine però, aprendosi in mezzo, vi fu trovata in parte concava di essa questa reliquia, coperta con una grata di ferro, ed oggi anche questa pietra si vede: il che dette motivo che tal chiesa prendesse poi il titolo di s. Ginese. 

Una carta del tante volte citato archivio arcivescovale conferma mirabilmente questa tradizione,
poichè ci fa conoscere che in quel luogo nel secolo IX esisteva una chiesa consacrata a questo Santo, che per le rivoluzioni succedute poi nel nostro paese, e forse per le molteincursioni nemiche specialmente dei Pisani rimasta distruttaa, se l' era dai posteri perduta la memoria. 

Questa carta è seg. † † n. 12. an. 844, e con essa il prete Godiprando allivella una casa e beni in Villora ad un tal Ermiprando che abitava in quelle vicinanze presso la chiesa di s. Ginese. Laonde può
intendersi adesso, come potesse quella insigne reliquia esser trovata nel terreno, ove costruivasi la chiesa di s. Alessandro. 
Un' altra chiesa con monastero esisteva in Lucca avanti il mille dedicata a questo Santo. 

Vedi Carta del vesc. + 55. anno 859. e O. 26. sopra riportata,  ed un antichissima se ne trovava pure nella nostra diocesi in Vico Wallari a poca distanza dal moderno Saminiato, e che il D. Lami giudica
anteriore alla dominazione Longobardica ed anche Gotica. Monum. Eccl. Florent. tom. pag. 259. E può ciò essere, perchè il culto di questo Santo era comune ed esteso fino del secolo V, come raccogliesi dal calendario Cartaginese pubblicato dal Mabillone.


 Tralascio qui di parlare della questione non per anche decisa, se il celebre concilioo sinodo tenuto nel secolo XI da s. Anselmo, fosse stato da lui riunito nella chiesa gio di storia ecclesiastica di Lucca; osserverò soltanto che presso Lucca esisteva un'altra chiesa di s. Ginese in Castel Durante, e che quelle ragioni che ci possono indurre a cre XI da s. Anselmo, fosse stato da lui riunito nella chiesadi s. Ginese nel Vico Wallari presso Saminiato, o sivvero in s. Ginese di Mammoli, come opina il padre Poggi nel suo saggio di storia ecclesiastica di Lucca; osserverò soltanto che presso Lucca esisteva un' altra chiesa di s. Ginese in Castel Durante, e che quelle ragioni che ci possono indurre a credere tenuto il concilio anzidetto nel castello di Mammoli anzichè nel s. Ginese di Saminiato, sono ugualmente valevoli a farcelo supporre tenuto in s. Ginese di Castel Durante; molto più che questo secondo luogo era più comodo per i prelati che ritornavano dal concilio Romano, e per dar loro un più facile alloggio avendo quella chiesa e il castello non poche abitazioni all' intorno. Il terreno che circonda la chiesa, ha tal virtù per meriti del santo, che gli infermi di mal caduco, passeggiandovi sopra con anino pio e religioso, ne conseguono sollevamento per la loro infermità: così il Franciotti nella storia dei santi di Lucca , pag.518








La chiesa di San Ginese di Compito c’è ancora, il castello è scomparso. Forse. 

Ma è quella che oggi vediamo sul culmine di San Ginese la chiesa fondata nel IX secolo? 

Dalla diocesi di Lucca: 

Già  prima del Mille sopra questo colle vi era un castello, denominato Castel Durante, ed in

 esso una chiesetta dedicata a S. Alessandro. Distrutto il castello, sul luogo, fu costruita una 

chiesa romanica ed essa, a sua volta, fu sostituita dalla attuale nel 1859. La chiesa, per una

 reliquia del Santo martire ed una confraternita a lui dedicata, aveva già  assunto il nome di


 S. Ginese. La pianta è ad una navata con crociera.




San Ginese: La chiesa, il Santo.

La chiesa attuale, posta sul punto più alto del paese, è stata costruita nel 1859 sulle rovine di


 una precedente chiesa romanica, è dedicata a San Ginese e a San Alessandro Papa. Anticamente, già prima del mille, a San Alessandro era dedicata la chiesetta interna del castello dei Durante. Nell'Estimo del 1260 si legge: “Ecclesia S.Alexandri de castra Durantis”. (chiesa di sant'Alessandro di Castel Durante). Castel Durante era uno dei castelli della zona del compitese che la città di Lucca aveva costruito per difendersi dalle incursioni pisane e fiorentine. Tutti questi castelli furono distrutti nel 1316  dall'esercito pisano di Uguccione della Faggiola. A questo periodo si rifà la manifestazione storica che veniva effettuata dal “Gruppo Storico Castel Durante” l'ultima domenica di Agosto.
La chiesa è a navata unica e la pianta è a forma di croce latina. La prima pietra per la costruzione del campanile è stata posata il 26 Ottobre 1908 dal cardinale Benedetto Lorenzelli. La dedicazione a San Ginese è successiva al 1553, anno in cui venne trovata una reliquia del santo.
Si narra che durante l'edificazione della chiesa i costruttori abbiano trovato un sasso rotondo che stranamente non riuscivano a murare in nessuna maniera. Decisero quindi, per riuscire ad utilizzarlo, di romperlo. Con immenso stupore scoprirono che questo sasso era cavo e conteneva al suo interno un piccolo osso avvolto in una pergamena che lo attribuiva al martire Genesio. Questa è la reliquia che noi custodiamo nella nostra chiesa e che esponiamo e  portiamo in processione il 24 agosto: una parte dell'osso del braccio del santo.
La storia ci narra che Genesio fosse attore, musico e mimo romano che  nel periodo più aspro delle persecuzioni cristiane, durante l'impero di Diocleziano, si faceva beffe di coloro che si convertivano e si facevano battezzare. 
Questa la cronaca della sua conversione e del suo martirio.
(dall'enciclopedia online “Santi e Beati” Autore: Antonio Galuzzi )
“Quando l'imperatore Diocleziano venne a Roma, fu accolto con la più grande magnificenza. Fra le feste, si diedero pure delle rappresentazioni teatrali, in sua presenza. Uno degli attori principali, Genesio, volle mettere in burla le cerimonie del Battesimo dei Cristiani. Era sicuro di far ridere gli spettatori.
Postosi dunque a letto sul palcoscenico si finse ammalato e si cominciò questo dialogo.
– Ah, miei amici, io sento sopra di me un grave peso, e vorrei ben essere liberato!
– Che faremo per toglierti questo peso?
– Quanto siete mai privi di intendimento! Io sono risoluto di morire cristiano affinché Iddio mi riceva nel suo regno, come quelli che, per assicurare la loro salvezza, hanno rinunziato all'idolatria e alla superstizione.
Allora si chiamarono due attori, uno dei quali rappresentava il prete e l'altro l'esorcista. Venuti al capezzale dell'ammalato gli dissero:
– Perché, figlio, ci fai qui venire?
– Perché desidero ricevere la grazia di Gesù Cristo, e di essere rigenerato, onde potermi liberare dai miei peccati.
Genesio venne allora battezzato e rivestito di una veste bianca come solevano fare i Cristiani: e ciò gli attori lo facevano sempre per burla. Intanto continuando la scena, sopravvennero altri attori vestiti da soldati, i quali si impadronirono di Genesio e lo presentarono all'imperatore per essere interrogato nella stessa maniera con cui s'interrogavano i Cristiani. Fin qui si era creduto che fosse una farsa come era stato nell'intenzione di tutti, ma ben presto imperatore, attori e spettatori conobbero che per Genesio non era più una commedia.
Difatti il comico, rivoltosi improvvisamente al popolo che rideva gustosamente, e con tutta naturalezza e serietà disse:
– Signori e voi tutti che siete qui presenti, ascoltate ciò che io sto per dire. Io non ho mai udito pronunziare il nome cristiano senza inorridire e detestare anche quei miei parenti che professavano questa religione. Mi sono istruito nei misteri e nei riti del Cristianesimo unicamente per dileggiarli e per farli disprezzare dagli altri; ma in questo istante tosto che l'acqua ebbe lavato il mio capo ed ebbi risposto che io credeva a tutte quelle cose su cui venivo interrogato, ho veduto sopra il mio capo una schiera di Angeli splendenti di luce che leggevano in un libro tutti i peccati da me commessi fin dalla fanciullezza; quindi immerso questo libro nell'acqua in cui io ero pure immerso, me lo mostrarono più bianco della neve e senza alcuna traccia di scrittura. Voi dunque, o possente imperatore, voi dunque, o romani che mi ascoltate, voi tutti che vi beffavate con me dei misteri del Cristianesimo, credetemi: Gesù Cristo è il vero Dio, che è la luce e la verità, e che da lui solo potete ottenere il perdono dei vostri peccati.
Udendo queste parole, tutti gli spettatori trasecolarono. Diocleziano, credendosi burlato, lo fece flagellare e lo consegnò al prefetto Plauziano.

Genesio fu lungamente e aspramente torturato, gli furono rotte le costole, fu straziato anche con il fuoco e da ultimo fu decapitato ma non rinnegò mai la sua conversione. In queste sofferenze il martire andava ripetendo: “Non vi è altro Dio all'infuori di quello che io ebbi la fortuna di conoscere. Io non adoro né servo altro che a Lui: a Lui solo starò sempre unito, dovessi anche soffrire mille morti”.” 
Correva l'anno 303 d.C. Genesio fu sepolto nella catacomba di sant'Ippolito fuori Roma sulla via Tiburtina (cfr. Martirologio geronimiano-Notitia Ecclesiarum urbis Romae-De Locis Sanctis) fu canonizzato nel sec.VI. Le sue reliquie sono sparse un po' in tutt'Italia.
È patrono dei comici, degli attori  e dei liutai. 
Lo si invoca per la guarigione dall'epilessia e contro le malattie dell'udito. 
Anche nella nostra chiesa, fino a circa cinquanta anni fa, dopo la processione della sera del 24 agosto venivano fatti passeggiare, nella navata centrale della chiesa, i malati di epilessia e molti  di loro guarivano per intercessione del santo.
San Genesio di Roma 
emblema la palma dei martiri
significato del nome, dal greco, genitore o generato.









Dalla bolla di Celestino III (1195), con cui la chiesa è presa sotto la protezione apostolica, possiamo poi far risalire al tempo del vescovo Giovanni II (1023-1056) l’esistenza di una canonica dotata di ampie concessioni. A partire dalla metà dell’XI secolo, a quanto ci testimoniano le fonti scritte, il vico e la chiesa diventano luogo privilegiato per le diete imperiali. 


Il primo ad indirvele è Enrico III, nel 1055, mentre il sinodo indetto, nella seconda metà del secolo, probabilmente verso il 1060, da Gregorio VII «apud S. Genesium, quod castrum e civitate lucana non multum distat» non pare che sia stato fatto presso il San Genesio sanminiatese, ma a San Genesio di Mammoli, nei dintorni di Moriano, molto più vicino a Lucca e ricordato nei documenti, già a partire dall’XI secolo, come castello e castrum.






Nel 1191 dal borgo passa un altro personaggio illustre: si tratta di Filippo Augusto, re di Francia, reduce dalle crociate, che chiama San Genesio «St. Denis de Bon Repast». Ma uno dei documenti più importanti per l’identificazione dell’ubicazione del borgo e della sua pieve è senza dubbio la bolla datata 1195, con cui papa Celestino III prende la chiesa sotto la sua protezione e ne conferma i possedimenti: «Locum ipsum in quo plebs ista sita est; domum etiam Leprosorum, cum Eccesia Sancti Lazari iuxta eamdem Plebem cum pertinentiis suiis; […] in Burgo quoque Ecclesiam Santi Egidii cum pertinentis suis; ecclesiam Santi Christophori, Santi Iusti et Santi Angeli supra burgum, cum omnibus pertinentiis suis; in eodem etiam burgo Ecclesiam Santi Petri». Come si legge nelle parole di Celestino la chiesa di San Lazzaro, con la casa dei lebbrosi, si trovava vicino alla pieve, la chiesa di S. Egidio e quella di S. Pietro erano collocate all’interno del borgo e quella di S. Cristoforo, S. Giusto e S. Angelo sopra di esso. Seguendo le indicazioni di Celestino III e confrontandole con i dati topografici attuali, sembra possibile identificare la chiesa di S. Angelo con S. Angelo di Montorzo e la chiesa di S. Lazzaro con la cappella, che ha la stessa titolazione, posta vicino al cimitero di Pino-Ponte a Elsa.
Nella bolla, che conferma quanto già emanato da Alessandro II (1061-73), Pasquale II (1088-1118), Eugenio III (1145-1153), Anastasio IV (1153-1154), Alessandro III (1159-1181), Lucio III (1181-1185), Clemente III (1187-1191) e che sarà ripreso da Innocenzo III (1205), il papa vieta poi che si costruiscano chiese, oratori ed ospedali senza il consenso del vescovo di Lucca e dei canonici di S. Genesio, ai quali è concesso anche il diritto di eleggersi il preposito, a cui è data facoltà di correggere i suoi sudditi. Si concede poi la libertà di sepoltura presso la chiesa e quella di celebrare i divini uffici ianuis clausis, e si stabilisce che non sia ordinato il rettore nelle loro chiese senza il loro consenso.
In seguito alle guerre tra guelfi e ghibellini scoppiate a San Miniato, nel 1197, i samminiatesi, dopo aver distrutto la rocca sede del dominio tedesco, «abbandonano e ruinano le proprie case e scendono ad abitare, parte in S. Genesio, e parte a Santa Gonda».




Dio, e convertito alla s. fede, si batlezzò; per lo che lace-
rato con unghie di ferro, ed abbrugiato con piombo lique-
fallo, divenuto glorioso spettacolo a tutto il paradiso, ne ri
portò I' eterno premio. Il suo corpo riposa in Roma. Nella
chiesa di Castel Durante, diocesi di Lucca, e dedicata prima
a s. Alessandro, vi si venera il suo braccio; essendo tradizione
antica in quel luogo, che fabbricandosi la detta chiesa di
s. Alessandro, venuta alle mani del muratore una pietra di
marmo per servirsene a comoulo suo, non potè da principio
spezzarla a colpi iterati di martello; in fine però, aprendosi
in mezzo, vi fu trovata in parte concava di essa questa re-
liquia, coperta con una grata di ferro, ed oggi anche questa
pietra si vede: il che dette motivo che tal chiesa prendesse
poi il titolo di s. Ginese. Una carta del tante volte citato ar-
chivio arcivescovale conferma mirabilmente questa tradizione,
poichè ci fa conoscere che in quel luogo nel secolo IX esi-
steva una chiesa consacrata a questo Santo, che per le rivo-
luzioni succedute poi nel nostro paese, e forse per le molte
incursioni nemiche specialmente dei Pisani rimasta distrulla,
se l' era dai posteri perduta la memoria. Questa carta è seg.
† † n. 12. an. 844, e con essa il prete Godiprando allivella
una casa e beni in Villora ad un tal Ermiprando che abitava
in quelle vicinanze presso la chiesa di s. Ginese. Laonde può
intendersi adesso, come potesse quella insigne reliquia esser
trovata nel terreno, ove costruivasi la chiesa di s. Alessandro.
Un' altra chiesa con monastero esisteva in Lucca avanti il
mille dedicata a questo Santo. Vedi Carta del vesc. + 55.
anno 859. e
O. 26. sopra riportata,
ed un antichissima
se ne trovava pure nella nostra diocesi in Vico Wallari a poca
distanza dal moderno Saminiato, e che il D. Lami giudica
anteriore alla dominazione Longobardica ed anche Gotica. Mo-
num. Eccl. Florent. tom. pag. 259. E può ciò essere, perchè
il culto di questo Santo era comune ed esteso fino del seco-
lo V, come raccogliesi dal calendario Cartaginese pubblicato
dal Mabillone. Tralascio qui di parlare della questione non
per anche decisa, se il celebre concilio,
o sinodo tenuto nel
secolo XI da s. Anselmo, fosse stato da lui riunito nella chiesa
gio di storia ecclesiastica di Lucca; osserverò soltanto che
presso Lucca esisteva un'
altra chiesa di s. Ginese in Castel
Durante, e che quelle ragioni che ci possono indurre a cre-
XI da s. Anselmo, fosse stato da lui riunito nella chiesa
di s. Ginese nel Vico Wallari presso Saminiato, o sivvero in
s. Ginese di Mammoli, come opina il padre Poggi nel suo sag-
gio di storia ecclesiastica di Lucca; osserverò soltanto che
presso Lucca esisteva un' altra chiesa di s. Ginese in Castel
Durante, e che quelle ragioni che ci possono indurre a cre-
dere tenuto il concilio anzidetto nel castello di Mammoli an-
zichè nel s. Ginese di Saminiato, sono ugualmente valevoli a
farcelo supporre tenuto in s. Ginese di Castel Durante; molto
piò che questo secondo luogo era più comodo per i prelati
che ritornavano dal concilio Romano, e per dar loro un più
stato un arcivescov


sinico Mansi
caduco, passeggiandovi sopra con anima pia e religioso, ne
conseguono sollevamento nella loro infermita: cosi il Fran-
ciotti nella storia de' Santi di Lucca pag. 588.
G 26 - S. Zeffrino papa e martire. Beato Timoteo da Ca-
e soli, paese dello stato lucchese
lmine di San Ginese la chiesa fondata nel IX secolo?


Dalla diocesi di Lucca:



Già  prima del Mille sopra questo colle vi era un castello, denominato Castel Durante, ed in esso una chiesetta dedicata a S. Alessandro. Distrutto il castello, sul luogo, fu costruita una chiesa romanica ed essa, a sua volta, fu sostituita dalla attuale nel 1859. La chiesa, per una reliquia del Santo martire ed una confraternita a lui dedicata, aveva già  assunto il nome di S. Ginese. La pianta è ad una navata con crociera.



San Ginese: La chiesa, il Santo.


La chiesa attuale, posta sul punto più alto del paese, è stata costruita nel 1859 sulle rovine di una precedente chiesa romanica, è dedicata a San Ginese e a San Alessandro Papa. Anticamente, già prima del mille, a San Alessandro era dedicata la chiesetta interna del castello dei Durante. Nell'Estimo del 1260 si legge: “Ecclesia S.Alexandri de castra Durantis”. (chiesa di sant'Alessandro di Castel Durante). Castel Durante era uno dei castelli della zona del compitese che la città di Lucca aveva costruito per difendersi dalle incursioni pisane e fiorentine. Tutti questi castelli furono distrutti nel 1316  dall'esercito pisano di Uguccione della Faggiola. A questo periodo si rifà la manifestazione storica che veniva effettuata dal “Gruppo Storico Castel Durante” l'ultima domenica di Agosto.

La chiesa è a navata unica e la pianta è a forma di croce latina. La prima pietra per la costruzione del campanile è stata posata il 26 Ottobre 1908 dal cardinale Benedetto Lorenzelli. La dedicazione a San Ginese è successiva al 1553, anno in cui venne trovata una reliquia del santo.

Si narra che durante l'edificazione della chiesa i costruttori abbiano trovato un sasso rotondo che stranamente non riuscivano a murare in nessuna maniera. Decisero quindi, per riuscire ad utilizzarlo, di romperlo. Con immenso stupore scoprirono che questo sasso era cavo e conteneva al suo interno un piccolo osso avvolto in una pergamena che lo attribuiva al martire Genesio. Questa è la reliquia che noi custodiamo nella nostra chiesa e che esponiamo e  portiamo in processione il 24 agosto: una parte dell'osso del braccio del santo.

La storia ci narra che Genesio fosse attore, musico e mimo romano che  nel periodo più aspro delle persecuzioni cristiane, durante l'impero di Diocleziano, si faceva beffe di coloro che si convertivano e si facevano battezzare.

Questa la cronaca della sua conversione e del suo martirio.

(dall'enciclopedia online “Santi e Beati” Autore: Antonio Galuzzi )

“Quando l'imperatore Diocleziano venne a Roma, fu accolto con la più grande magnificenza. Fra le feste, si diedero pure delle rappresentazioni teatrali, in sua presenza. Uno degli attori principali, Genesio, volle mettere in burla le cerimonie del Battesimo dei Cristiani. Era sicuro di far ridere gli spettatori.

Postosi dunque a letto sul palcoscenico si finse ammalato e si cominciò questo dialogo.

– Ah, miei amici, io sento sopra di me un grave peso, e vorrei ben essere liberato!

– Che faremo per toglierti questo peso?

– Quanto siete mai privi di intendimento! Io sono risoluto di morire cristiano affinché Iddio mi riceva nel suo regno, come quelli che, per assicurare la loro salvezza, hanno rinunziato all'idolatria e alla superstizione.

Allora si chiamarono due attori, uno dei quali rappresentava il prete e l'altro l'esorcista. Venuti al capezzale dell'ammalato gli dissero:

– Perché, figlio, ci fai qui venire?

– Perché desidero ricevere la grazia di Gesù Cristo, e di essere rigenerato, onde potermi liberare dai miei peccati.

Genesio venne allora battezzato e rivestito di una veste bianca come solevano fare i Cristiani: e ciò gli attori lo facevano sempre per burla. Intanto continuando la scena, sopravvennero altri attori vestiti da soldati, i quali si impadronirono di Genesio e lo presentarono all'imperatore per essere interrogato nella stessa maniera con cui s'interrogavano i Cristiani. Fin qui si era creduto che fosse una farsa come era stato nell'intenzione di tutti, ma ben presto imperatore, attori e spettatori conobbero che per Genesio non era più una commedia.

Difatti il comico, rivoltosi improvvisamente al popolo che rideva gustosamente, e con tutta naturalezza e serietà disse:

– Signori e voi tutti che siete qui presenti, ascoltate ciò che io sto per dire. Io non ho mai udito pronunziare il nome cristiano senza inorridire e detestare anche quei miei parenti che professavano questa religione. Mi sono istruito nei misteri e nei riti del Cristianesimo unicamente per dileggiarli e per farli disprezzare dagli altri; ma in questo istante tosto che l'acqua ebbe lavato il mio capo ed ebbi risposto che io credeva a tutte quelle cose su cui venivo interrogato, ho veduto sopra il mio capo una schiera di Angeli splendenti di luce che leggevano in un libro tutti i peccati da me commessi fin dalla fanciullezza; quindi immerso questo libro nell'acqua in cui io ero pure immerso, me lo mostrarono più bianco della neve e senza alcuna traccia di scrittura. Voi dunque, o possente imperatore, voi dunque, o romani che mi ascoltate, voi tutti che vi beffavate con me dei misteri del Cristianesimo, credetemi: Gesù Cristo è il vero Dio, che è la luce e la verità, e che da lui solo potete ottenere il perdono dei vostri peccati.

Udendo queste parole, tutti gli spettatori trasecolarono. Diocleziano, credendosi burlato, lo fece flagellare e lo consegnò al prefetto Plauziano.

Genesio fu lungamente e aspramente torturato, gli furono rotte le costole, fu straziato anche con il fuoco e da ultimo fu decapitato ma non rinnegò mai la sua conversione. In queste sofferenze il martire andava ripetendo: “Non vi è altro Dio all'infuori di quello che io ebbi la fortuna di conoscere. Io non adoro né servo altro che a Lui: a Lui solo starò sempre unito, dovessi anche soffrire mille morti”.”

Correva l'anno 303 d.C. Genesio fu sepolto nella catacomba di sant'Ippolito fuori Roma sulla via Tiburtina (cfr. Martirologio geronimiano-Notitia Ecclesiarum urbis Romae-De Locis Sanctis) fu canonizzato nel sec.VI. Le sue reliquie sono sparse un po' in tutt'Italia.

È patrono dei comici, degli attori  e dei liutai.

Lo si invoca per la guarigione dall'epilessia e contro le malattie dell'udito.

Anche nella nostra chiesa, fino a circa cinquanta anni fa, dopo la processione della sera del 24 agosto venivano fatti passeggiare, nella navata centrale della chiesa, i malati di epilessia e molti  di loro guarivano per intercessione del santo.

San Genesio di Roma

emblema la palma dei martiri

significato del nome, dal greco, genitore o generato.





Dalla bolla di Celestino III (1195), con cui la chiesa è presa sotto la protezione apostolica, possiamo poi far risalire al tempo del vescovo Giovanni II (1023-1056) l’esistenza di una canonica dotata di ampie concessioni. A partire dalla metà dell’XI secolo, a quanto ci testimoniano le fonti scritte, il vico e la chiesa diventano luogo privilegiato per le diete imperiali.

Il primo ad indirvele è Enrico III, nel 1055, mentre il sinodo indetto, nella seconda metà del secolo, probabilmente verso il 1060, da Gregorio VII «apud S. Genesium, quod castrum e civitate lucana non multum distat» non pare che sia stato fatto presso il San Genesio sanminiatese, ma a San Genesio di Mammoli, nei dintorni di Moriano, molto più vicino a Lucca e ricordato nei documenti, già a partire dall’XI secolo, come castello e castrum.



Nel 1191 dal borgo passa un altro personaggio illustre: si tratta di Filippo Augusto, re di Francia, reduce dalle crociate, che chiama San Genesio «St. Denis de Bon Repast». Ma uno dei documenti più importanti per l’identificazione dell’ubicazione del borgo e della sua pieve è senza dubbio la bolla datata 1195, con cui papa Celestino III prende la chiesa sotto la sua protezione e ne conferma i possedimenti: «Locum ipsum in quo plebs ista sita est; domum etiam Leprosorum, cum Eccesia Sancti Lazari iuxta eamdem Plebem cum pertinentiis suiis; […] in Burgo quoque Ecclesiam Santi Egidii cum pertinentis suis; ecclesiam Santi Christophori, Santi Iusti et Santi Angeli supra burgum, cum omnibus pertinentiis suis; in eodem etiam burgo Ecclesiam Santi Petri». Come si legge nelle parole di Celestino la chiesa di San Lazzaro, con la casa dei lebbrosi, si trovava vicino alla pieve, la chiesa di S. Egidio e quella di S. Pietro erano collocate all’interno del borgo e quella di S. Cristoforo, S. Giusto e S. Angelo sopra di esso. Seguendo le indicazioni di Celestino III e confrontandole con i dati topografici attuali, sembra possibile identificare la chiesa di S. Angelo con S. Angelo di Montorzo e la chiesa di S. Lazzaro con la cappella, che ha la stessa titolazione, posta vicino al cimitero di Pino-Ponte a Elsa.

Nella bolla, che conferma quanto già emanato da Alessandro II (1061-73), Pasquale II (1088-1118), Eugenio III (1145-1153), Anastasio IV (1153-1154), Alessandro III (1159-1181), Lucio III (1181-1185), Clemente III (1187-1191) e che sarà ripreso da Innocenzo III (1205), il papa vieta poi che si costruiscano chiese, oratori ed ospedali senza il consenso del vescovo di Lucca e dei canonici di S. Genesio, ai quali è concesso anche il diritto di eleggersi il preposito, a cui è data facoltà di correggere i suoi sudditi. Si concede poi la libertà di sepoltura presso la chiesa e quella di celebrare i divini uffici ianuis clausis, e si stabilisce che non sia ordinato il rettore nelle loro chiese senza il loro consenso.

In seguito alle guerre tra guelfi e ghibellini scoppiate a San Miniato, nel 1197, i samminiatesi, dopo aver distrutto la rocca sede del dominio tedesco, «abbandonano e ruinano le proprie case e scendono ad abitare, parte in S. Genesio, e parte a Santa Gonda».



Dio, e convertito alla s. fede, si batlezzò; per lo che lace-

rato con unghie di ferro, ed abbrugiato con piombo lique-

fallo, divenuto glorioso spettacolo a tutto il paradiso, ne ri

portò I' eterno premio. Il suo corpo riposa in Roma. Nella

chiesa di Castel Durante, diocesi di Lucca, e dedicata prima

a s. Alessandro, vi si venera il suo braccio; essendo tradizione

antica in quel luogo, che fabbricandosi la detta chiesa di

s. Alessandro, venuta alle mani del muratore una pietra di

marmo per servirsene a comoulo suo, non potè da principio

spezzarla a colpi iterati di martello; in fine però, aprendosi

in mezzo, vi fu trovata in parte concava di essa questa re-

liquia, coperta con una grata di ferro, ed oggi anche questa

pietra si vede: il che dette motivo che tal chiesa prendesse

poi il titolo di s. Ginese. Una carta del tante volte citato ar-

chivio arcivescovale conferma mirabilmente questa tradizione,

poichè ci fa conoscere che in quel luogo nel secolo IX esi-

steva una chiesa consacrata a questo Santo, che per le rivo-

luzioni succedute poi nel nostro paese, e forse per le molte

incursioni nemiche specialmente dei Pisani rimasta distrulla,

se l' era dai posteri perduta la memoria. Questa carta è seg.

† † n. 12. an. 844, e con essa il prete Godiprando allivella

una casa e beni in Villora ad un tal Ermiprando che abitava

in quelle vicinanze presso la chiesa di s. Ginese. Laonde può

intendersi adesso, come potesse quella insigne reliquia esser

trovata nel terreno, ove costruivasi la chiesa di s. Alessandro.

Un' altra chiesa con monastero esisteva in Lucca avanti il

mille dedicata a questo Santo. Vedi Carta del vesc. + 55.

anno 859. e

O. 26. sopra riportata,

ed un antichissima

se ne trovava pure nella nostra diocesi in Vico Wallari a poca

distanza dal moderno Saminiato, e che il D. Lami giudica

anteriore alla dominazione Longobardica ed anche Gotica. Mo-

num. Eccl. Florent. tom. pag. 259. E può ciò essere, perchè

il culto di questo Santo era comune ed esteso fino del seco-

lo V, come raccogliesi dal calendario Cartaginese pubblicato

dal Mabillone. Tralascio qui di parlare della questione non

per anche decisa, se il celebre concilio,

o sinodo tenuto nel

secolo XI da s. Anselmo, fosse stato da lui riunito nella chiesa

gio di storia ecclesiastica di Lucca; osserverò soltanto che

presso Lucca esisteva un'

altra chiesa di s. Ginese in Castel

Durante, e che quelle ragioni che ci possono indurre a cre-

XI da s. Anselmo, fosse stato da lui riunito nella chiesa

di s. Ginese nel Vico Wallari presso Saminiato, o sivvero in

s. Ginese di Mammoli, come opina il padre Poggi nel suo sag-

gio di storia ecclesiastica di Lucca; osserverò soltanto che

presso Lucca esisteva un' altra chiesa di s. Ginese in Castel

Durante, e che quelle ragioni che ci possono indurre a cre-

dere tenuto il concilio anzidetto nel castello di Mammoli an-

zichè nel s. Ginese di Saminiato, sono ugualmente valevoli a

farcelo supporre tenuto in s. Ginese di Castel Durante; molto

piò che questo secondo luogo era più comodo per i prelati

che ritornavano dal concilio Romano, e per dar loro un più

stato un arcivescov


sinico Mansi

caduco, passeggiandovi sopra con anima pia e religioso, ne

conseguono sollevamento nella loro infermita: cosi il Fran-

ciotti nella storia de' Santi di Lucca pag. 588.

G 26 - S. Zeffrino papa e martire. Beato Timoteo da Ca-

e soli, paese dello stato lucchese

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