Anno1188 - È la data riportata su un contratto di vendita di terre al confine del , che quindi attesta l’esistenza di Castel Durante
Il documento datato 1188
09-03-1188 - S.PONZIANO (pergamena)
Datazione (rilevata): 9 Marzo 1188
Misure: 445 x 730 mm
Materiale: pergamena
Stato: integra
Stato di conservazione: ottimo
Condizione: stesa
Segnatura antica: mazzo n. 54
01. Atto
Datazione (rilevata): 1188
Carattere: privato
Traditio: originale
Topica: Pozzo || Persone:
rogante: Urbicciano notaio (signum: 1)
testimone: Paranzana quondamm Rusticcio
Regesto: Urbiciano notaio Adimaro quondam Alberti
Descrizione / Abstract / Regesto
in nomine Domini Jesu Christi Dio eterno anno ab eius nativitate ...millesimo centesimo octogesimo octavo .....Manifesti ...notaio Adimaro quodam Alberti quondam Eppo, e Sardo, suo figlio, e Guillia, moglie di detto Adimaro quondam Tacchetto e Huillietta, moglie di detto Sardo quondam Guisello di Montemurlo etc.
vendono
a Paranzano quondam Puttoro, ricevente per se e come procuratore di Uberto e di Martino suoi germani ,
e a Benedetto quondam Becco,
e a Bono quondam Furo ricevente per se e per Amico suo Germano,
e a Magioro quondam Benedetto, tutte le terre e cose colte, incolte e agresti che essi tengono da loro o per loro venditori.
Inoltre vendono a detto Bono tutto ciò che Pietro quondam Uguccione e Pisana sua madre tengono da loro venditori, nei confini di Castro Durante o nel luogo Villone, per i quali ricevevano la rendita due libbre d'olio a libbra computese e due asinate di vino mosto tratte a Castro Nuovo e soldi 5 e denari cinque e due pollastri e due uova e due manne di lino, e due panicali; e gli liberano ed assolvono da ogni scufilio e servizio, dazione e vendita in perpetuo. Per prezzo £. 40 lucchesi Etc. in loco Potho. || signa I suddetti venditori, e Adimaro consensientre al figlio ed ambedue consensienti alle loro mogli. || Urbiciano Giudice etc interviene. || signa Lamberione quondam Rubertino; Tedalgiaro quondam Tedici Rainaldo di Paranzana quondam Rusticcio Testim.
Qui di seguito c’è il link di collegamento alla pagina del documento…
1) La fondazione del castello da parte della famiglia Duranti
El incastellamento en el territorio de la ciudad de Luca (Toscana)
Poder y territorio entre la Alta Edad Media y el siglo XII - Juan Antonio Quirós Castillo
Seimiglie: el incastellamento en la llanura de Luca
3.1.3. Los castillos del siglo XII
*S. Stefano Villora: la primitiva pieve del Compitese oggi scomparsa
Andreucci, Salvatore . (1964) - In: Giornale storico della Lunigiana e del territorio lucense Ser. N.S., vol. 15 (1964) pag. 55-60
2) L'epoca della fondazione del Castello
Foto 4. Ecco il trivio che sta davanti alla villa dei DI VECCHIO, con la via a destra che porta alla chiesa e quella a sinistra che conduce a sud verso Colle di Compito, attraversando Castello ( Casteldurante): le due vie sono comtornate da due alti muraglioni; nel caso della via che porta alla Chiesa il muro, posto sulla sinistra della carreggiata, continua fino ai gradini dell'accesso al piazzzale della medesima chiesa, diventando nei pressi della curva muro di contenimento per il terrapieno su cui poggia l'odierno piazzzale. E'stato rialzato apposta, come si può notaredalle fotografie. |
Foto 5. Lato nord del piazzale della Chiesa di San Ginese : due muraglioni affiancano la strada che porta verso San Leonardo a ovest, abbastanza inutilmente, se non avessero il compito di difendere una roccaforte |
Foto 6. Ipotesi di studio su Casteldurante. Le linee gialle rappresentano la cinta muraria come avrebbe potuto svilupparsi, anche sulla base di muraglioni , che non trovano altra spiegazione se non quella di essere monconi di una cinta muraria antica, che racchiudeva la chiesa romanica. Se fosse mai esistito avrebbe dovuto assomigliare al Castello di Motecarlo, che ha una pianta triangolare ( v. immagini sotto) |
Su questo punto si dovrà far luce, anche a seguito del rinvenimento di una mappa che colloca la Piovania di San Ginese all'incinca dove esiste attualmente via Dei Preti.
Esistevano forse due chiese per i due Santi, Alessandro e Ginesio, una sul posto attuale ed una, dedicata a Sant'Alessandro altrove?
Oppure una è succeduta all'altra: sarebbe un fatto strano accantonare un Santo !!!!
Foto 7. Il Pronao della chiesa di San Ginese di C. cioe la parte porticata che sta anteriormente alla parte più profonda del tempio, che normalmente costudisce la divinità. Secondo me dovrebbe essere stato aggiunto con la ristrutturazione del 1859. |
I RESTI DELLA CHIESA ROMANICA
Foto 8 . Chiesa di S.Ginese a Mammoli - Ponte a Moriano - fraz. di Lucca dove si sarebbe tenuto il Conclio diSan Ginese secondo il Di Poggio. Presumibilmente simile nella fattura alla chiesa di San Ginese di Compito, che sembra comunque più ampia sul lato fronale |
La chiesa romanica non aveva lo sviluppo a croce della chiesa che oggi vediamo, ma con tutta probabilità aveva una unica navata senza bracci laterali e senza PRONAO, come molte chiese romaniche dell'epoca di questi luoghi, come ad esempio a chiesa di San Michele di Colognora o tante altre nel Piviere di Compito, che raggruppava le chiese e le relative proprietà in una comunità nella zona sud della piana di Lucca, in gran parte affacciata sul lago di Sesto.Osservando l'esterno laterale della chiesa, si può intuire che gli attuali finestroni sono solo la duplicazione di altri finestroni che si aprivano sotto e che ora sono stai tappati. Con ogni probabilità quando la chiesa venne rifatta nell'anno 1859, fu alzata di un piano e si aggiunsero le due navate laterali, l'abitazione per il pievano e il pronao, forse anche la cupola che oggi spicca sopra il complesso.
Chi costruì il castello e la chiesa e quando ? Dov'erano il Castello e la chiesa ?
Troviamo ancora oggi dei resti del vecchio Casteldurante? Sono domande cui oggi l'archeologia non ha pensato di rispondere, a chi può importare se qui a San Ginese c'era un castello o meno?
Purtroppo i sanginesini hanno sempre pensato soprattutto a sopravvivere ed anche a fatica, fino agli anni 60 dello scorso secolo e della loro storia poco se ne sono occupati. Solo recentemente un caro parente americano, Moreno Giovannoni, ha riportato alla luce carinissime antiche storie di alcuni paesani di Villora (ora Villa).
https://www.ibs.it/fireflies-of-autumn-other-tales-libro-inglese-moreno-giovannoni/e/9781863959940
Per mio conto sento la necessità di far luce sul passato di questa landa dimenticata e, secondo gli studiosi, mai protagonista della storia.
Ed in effetti si stenta a trovare documenti che raccontino la storia di questa piccola comunità.
LA CHIESA dedicata a SAN GINESE
La "Bacheca del Compitese", che si rifa ad un censimento delle chiese della Diocesi di Lucca datato 1260 che non comprende la chiesa di San Ginese ma solo la chiesa di S.Alessandro di Castel Durante e di San Pellegrino di Collina ( quest'ultima era invece collocata sul Monte Pellegrino, attualmente denominato Monticello, nei pressi della frazione Centoni) , fa risalire la dedizione di una Chiesa a San Ginese nel paese a dopo il 1300. La consideraziona però sembra cozzare contro il documento un documento storico, che collocano nell'846 la chiesa di San Ginese.
Nell'archivio della Arcidiocesi di Lucca (che conta un immenso tesoro di documenti) è stato rinvenuto il documento DCXXIX, sotto riportato, in cui si narra di un contratto di affitto e che cita la chiesa di San Ginese e Villora.
NB: esistono altre chiese dedicate a San Ginese, situate nella Diocesi di Lucca, ma la loro denominazione è sempre accompagnata da un appellativo : "San Ginese VicoWalleri "e "S.Ginese di Mammoli" , ma in ogni caso nessuna con Villora nei pressi. Quindi il documento è riferito al nostro san Ginese.
Emiprando, che abita vicino alla chiesa di S.Ginese ( prope Eccl. S.Genesii ) dichiara di aver ricevuto a livello ( in affitto) per 27 denari di argento l'anno, per lavorare e gestire e migliorarla, una casa (=capanna) a Villora, la capanna ( "casa" nel testo latino) con tutte le cose pertinenti da Godiprando, presbitero, figlio del presbitero Ortrifusi, la quale capanna Godiprando l'aveva ricevuta in vendita con le terre colte ed incolte dalla Domus di S.Martino dei Vescovi. Evidentemente il prete, che non sottoscrive neppure l'atto, aveva voluto che il suo affittuario registrasse il contratto di affitto presso il notaio. Quindi la chiesa dedicata a San Ginese era già in piedi nell'anno 846.
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Il livello è un contratto agrario in uso nel Medioevo, che consisteva nella concessione di una terra dietro il pagamento di un fitto. Il diritto, cosiddetto dominio utile, col tempo divenne alienabile. Il livello (etimologicamente livello deriva da libellus, vale a dire il documento che incartava il contratto, nel quale erano previsti e specificati gli obblighi gravanti sul livellario), o precario, figura appartenente al diritto intermedio, traeva vita da una stipulazione in forza della quale un bene immobile, per lo più un fondo, veniva concesso per un certo termine verso il corrispettivo di un canone livellario (anche detto censo). Alla scadenza prevista il contratto era rinnovabile, in esito al versamento di un ulteriore canone livellario. Erano concessi a livello molti beni della Chiesa che in questo modo, da un lato, aderiva alla richiesta di concessione del temporaneo godimento (allo scopo di coltivazione, di abitazione) da parte dei singoli, dall'altro, evitava di perdere la proprietà del bene.
Foto 2. Interno della Chiesa attuale, in alto l 'organo |
http://www.piccolapenna.it/Pieve%20di%20Compito.htm
Il piviere di Compito comprendeva le chiese di:
anno 1260
S.Andrea di Compito S.Giusto di Massa Macinaja S.Bartolomeo di Ruota S.Michele di Colognora S.Pietro in Forcore S.Alessandro di Castel Durante S.Biagio di Faeta S.Maria a Ripa S.Michele di Compito S.Pellegrino di Collina SS.Giovanni e Andrea di Castelvecchio S.Andrea in Selva S.Quirico in Casale Monastero di S.Michele di Guamo Abbadia di S.Salvatore di Cantignano | anno 1832
S.Giovanni Battista di Compito S.Andrea di Compito S.Maria di Colle di Compito S.Michele di Colognora di Compito S.Ginesio di Compito S.Giusto di Compito |
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Concilio di San Ginese del 1080 ( meglio : Sinodo )
Gli studiosi hanno sempre girato al largo dal borgo di San Ginese, dalla sua storia, salvo che per qualche storico della Chiesa di Lucca, che ha affrontato la spinosa questione del Concilio di San Ginese del 1080 ( meglio : Sinodo ) di San Ginese, quando ancora Lucca, che non era ancora un Comune, era uno Stato indipendente e la sua Chiesa, che era successa alla Chiesa dal Ducato Longobardo, si estendeva dagli Appennini quasi al Senese. Era stato convocato dal Papa, per sanzionare il comportamento ribelle del Capitolo di san Martino, che poi, sostenuta da Enrico IV farà scappare il Vescovo Sant'Anselmo, sostituendolo con il vescovo Pietro. Le nomine del Vescovo avvenivano con la votazione del clero facente parte della Diocesi. E' stato un Concilio che si inserisce nella Lotta per le Investiture, tra Papato.
Casteldurante è rimasto pertanto solo uno dei tanti castelli distrutti dai Pisani, quando nel 1313 occuparono e sottomisero lo stato lucchese.
E' stato naturalmente messo in dubbio il suo Sinodo-Concilio, della cui memoria si sono appropriati soprattutto a San Ginese Vico Walleri, che non è proprio nei pressi di Lucca, così come riportato nel documento che ne attesta l'esistenza . Purtroppo in Italia esistono una quantità enorme di chiese dedicate a San Ginese o Genesio, anche con castello annesso, almeno 3 nell'antico stato di Lucca, come abbiamo visto sopra.
Foto 3. Chiesa di San Ginese di Compito con il bel porticato, aggiunto probabilmente con la ristrutturazione del 1859 |
Per capire quello che rappresentava una volta Casteldurante ( nome in volgare) o Castrum Durantis (nome latino) si deve ritornare ai tempi dell'altomedioevo. Tempi in cui nelle sei miglia del contado di Lucca, di cui Casteldurante faceva parte, le chiese del territorio lucchese rappresentavano il caposaldo della civiltà, cui i villici facevano riferimento per tutto ciò che serviva per vivere e resistere ai forestieri malintenzionati.
Il chierico governava tutta la vita dei fedeli, facendosi mantenere con le elemosine e spesso con donazioni in cambio di indulgenze o posti in Paradiso. Aveva un potere indiscusso, faceva parte della elite di persone che aveva cultura e sapeva leggere e scrivere, ed interpretare le leggi ed il mondo del potere.
Aveva il reddito delle elemosine e a volte lo vendeva o lo affittava, così come oggi si affittano i locali dei negozi o degli uffici.
Spesso costruiva da sè la propria cappella o chiesina o chiesa e poi la rivendeva ad altri religiosi con tutte le terre e le capanne annesse. Oppure la trasmetteva agli eredi, anch'essi prebiteri o comunque appartenenti al clero.
Il concilio di San Ginese fu proprio convocato per le condotte che gli alti prelati disapprovavano, traffici simoniaci e comportamenti lascivi tenuti dai canonici di San Martino, cattedrale di Lucca.
Oggi non esiste più una istituzione come quella delle Pievi altomedievali, forse solo nelle missioni africane si può avere una certa corrispondenza. I castelli proteggevano il signore, il padrone delle terre, e spesso il pievano e la sua la chiesa; la maggior parte delle chiese all'epoca avevano un castello per proteggersi. Sole rimanevano troppo indifese.
Poi la nostra terra del Compitese era una terra contesa dai Pisani fino al 14° secolo e dai Fiorentini che si affacciarono spesso nei secoli successivi.
Carattere: privato
Traditio: originale
Topica: Pozzo
Persone:
rogante: Urbicciano notaio (signum: 1)
testimone: Tedalgiaro quondam Tedici Rainaldo quondamm Rusticcio
Regesto:
Urbiciano notaio Adimaro quondam Alberto quondam Eppo, e Sardo suo figlio e Guillia moglie di detto Adimaro quondam Tacchetto e Huillietta moglie di detto Sardo quondam Guisello di Montemurlo etc. vendono a Paranzano quondam Puttoro, ricevente per se e come procuratore di Uberto e di Martino suoi germani , e a Benedetto quondam Becco, e a Bono quondam Furo ricevente per se e per Amico suo Germano, e a Magioro quondam Benedetto, tutte le terre e cose colte, incolte e agresti che essi tengono da loro o per loro venditori.
Inoltre vendono a detto Bono tutto ciò che Pietro quondam Uguccione e Pisana sua madre tengono da loro venditori, entro i confini di Castro Durante seu in loco Villore, per i quali ricevevano la rendita due libbre d'olio a libbra computese e due asinate di vino mosto tratte a Castro Nuovo e soldi 5 e denari cinque e due pollastri e due uova e due manne di lino, e due panicali; e gli liberano ed assolvono da ogni scufilio e servizio, dazione e vendita in perpetuo.
Per prezzo £. 40 lucchesi Etc. in loco Potho. signa I suddetti venditori, e Adimaro consensientre al figlio ed ambedue consensienti alle loro mogli.
Urbiciano Giudice etc interviene.
signa Lamberione quondam Rubertino; Tedalgiaro quondam Tedici Rainaldo di Paranzana quondam Rusticcio Testim.