Documenti e
testi storici
I primi
documenti storici scritti sul territorio intorno a Lucca risalgono alla
descrizione di fatti ed avvenimenti storici da parte di scrittori romani quali
Livio, Velleio Patercolo, Sesto Giulio Frontino, Polibio, Stradone e Catone.
I testi sulla
fondazione della colonia latina di Lucca risalgono a Livio e a Velleio
Patercolo: Livio data la fondazione al 180 a.C., “…Pisanis agrum
pollicentibus, quo colonia latina deduceretur, gratiae ab senatu actae;
triumviri creati ad eam rem Q. Fabius Buteo, L. et M. Popilii Lenates…”
(Livio XL, 43, 1), quando i liguri prigionieri venivano deportati in Irpinia “montibus
discendere cum liberis coniugibusque: sua omnia secum portarent… Liguris saepe
per legatos deprecati, ne penates, sedem in qua geniti essent, sepulcra majorum
cogerentur reliquere; arma, obsides pollicebantur; postea nihil impetrabant,
neque vires ad bellandum erant, edicto paruerunt…” (Livio XL, 38).
Tale data veniva
contraddetta da Velleio Patercolo (I, 15, 2) secondo cui la colonia sarebbe
stata fondata nel 177 a.C., “… autem Manlio Volsone et Fulvio Nobiliare
consulibus Bonomia deduca colonia abhinc annos ferme CCXVII, et post
quadrienniumPisaurum ac Potentia, interjectoque triennio Aquileia et Gravisca,
et post quadriennium Luca…”.
Altro importante passo, come dice
Livio ( XXI, 59 ), che riguarda la fondazione della colonia di Luca e la
colonizzazione della sua campagna circostante annota che il console
Sempronio ‘ Lucam concessit’
mentre Annibale trovava rifugio sicuro tra i Liguri.
Ricordo che ciò avvenne nella
primavera del 217 a. C.. Annibale, dopo la battaglia della Trebbia ( 218 a. C.
), “ad prima ac dubia signa veris”, precisa Tito Livio ( XXI, 58 ) tentò
di valicare gli Appennini, ma fu respinto da una violenta tempesta. Ritentò
poco dopo con successo e nello stesso periodo Sempronio raggiunse Lucca. Che
cosa fosse Lucca allora, 37 anni prima della fondazione della città, non lo
sappiamo ancora. Speriamo che qualche indicazione, sia pure indiretta, ci venga
fornita dalle prossime campagne di scavi.
Accanto a questi passi riguardo
la fondazione di Lucca ne esistono altri che narrano la situazione di Lucca
pre-latina, alcuni testimoniano la liguricità dell’area lucchese, mentre altri,
fanno pensare al contrario, ad una presenza etrusca nella piana lucchese:
l’esempio della vittoria sui Liguri riportata da Quinto Minucio nel 191 a.C.
sotto le mura di Pisa che Livio (XXXVI, 38) descrive “…Castella vicosque
eorum igni ferroque pervastavit; ibi preda etrusca, quae missa a populatoribus
fuerat, repletus est miles romanus…”. Qua si parla di “preda
etrusca” da cui si può dedurre una notevole presenza di questi in territorio
lucchese e pisano.
Dopo quasi seicento anni di colonizzazione
romana dell’ager lucensis, l’intera area, per cause naturali, viene totalmente
abbandonata lasciando spazio alla creazione prima di ristagni e poi del lago di
Sesto.
L'ampio stagnamento delle acque, che ebbe poi
il nome di Lago di Sesto o Bientina, per i due paesi più grossi che vi
restarono sulle ripe, sembra che si sia venuto formando nel medio evo, quando
essendosi mutata la condizione dell'Arno, le acque che calavano in quella bassa
pianura non ebbero più lo scolo occorrente; per la qual cosa si andò a poco a
poco impaludando, e divenne poi Lago, un tratto di terreno, che nei tempi più
remoti fu coltivato[1].
È probabile pure che si formassero prima
alcune lagune distinte nei luoghi più bassi, le quali ebbero necessariamente
nomi e padroni diversi. Anzi d'ordinario si crede che una schiena di terra non
inondata, diretta da levante a ponente, dividesse le acque di Bientina da
quelle di Sesto; ed è poi tradizione, che su questa striscia di terreno, della
quale per moltissimi anni restò scoperto solo un piccol tratto a modo d'isola,
fosse già una chiesa dedicata a S. Benedetto ed un castello.
Anche dopochè fu formato l'allagamento, il
pelo delle acque non rimase costante, e per conseguenza lo spazio inondato, a
seconda dei tempi, crebbe e diminuì; ed a causa delle opere che vi si fecero
attorno a più riprese, affine di favorire lo scolo e guadagnare terreno
all'agricoltura, si riebbe forse alcuna volta la divisione del Lago in più
stagni. Una mappa, che a giudicare dalla forma della scrittura, è della prima
metà del quattrocento, e che mostra di essere stata compilata per indicare le
confinazioni del Lago secondo i documenti antichi (per lo più del millecento e
del dugento, che vi si citano nel margine), ci offre la seguente spartizione e
nomenclatura delle acque.
La parte media si dice Lacus Blentine,
nunc districtus Florentie et olim Lucensium; la mezzana e più vasta,
Lacus Sexti; infine la parte posta a tramontana si vede suddivisa in tre: 1.°
Lacus Poteoli, qui dicitur Carpinocchio; 2.° Lacus Computi et aliorum
nobilium et ecclesiarum; 3.° (Lacus) procerum sive Captaneorum Castrinovi.
In antico, e specialmente sullo scorcio del
milleduecento e sul principio del trecento, siffatta riunione d'acque, con i
paduli ed i terreni che vi erano intorno, fu soggetta alla giurisdizione del
Comune di Lucca. Questo dominio durò anche a tempo di Castruccio, ma in parte
contrastato dalle guerre quasi continue fra quel capitano ed i Fiorentini; i
quali più che mai lo resero incerto dopo la morte di lui, guerreggiando le
Signorie lucchesi che gli succedettero, e specialmente gli Scaligeri. Infine,
per la pace che fermarono cogli Scaligeri il 24 Gennaio 1338, i Fiorentini
rimasero padroni di quel tratto del Valdarno che già era dei Lucchesi, della
massima parte della Valdinievole, e specialmente dell'Altopascio, con che venne
diviso il possesso del Lago e delle ripe. L'essere così quelle acque divenute
soggette a due Stati, fu cagione di controversie e di impacci, con danno
comune; ma certo maggiore dei Lucchesi, che mentre avevano nel territorio loro
la porzione più grande di quel ristagnamento, non furono più padroni della
comunicazione con l'Arno, che per più secoli ne fu lo scolo unico e necessario.
Soltanto per la confinazione giurisdizionale dei Paduli e delle terre che
circondano il Lago, riuscì nel 1471 di venire ad un accordo con i Fiorentini;
restando sempre incerta la linea confinaria del chiaro, e quindi l'uso di esso
fecondo di controversie e di litigi tra i sudditi dei due Stati, finchè Lucca
non fu riunita politicamente al Granducato[2].
Essendo stato risoluto nel 1560 di dar nuovo scolo al Lago ed ai Paduli, e con l’abbassamento acquistare gran tratto di campagna all'agricoltura, il 5 Novembre si nominò un uffizio di tre, incaricati di trattare con la Curia Romana relativamente ai possessi ecclesiastici ivi compresi; e nel tempo stesso, per dirigere la bonificazione, si fece un Offizio che si disse dei Diciotto, perchè composto dell'Offizio sopra le Differenze, che era di sei membri, di quello sopra l'Ozzeri e Rogio, che era di tre, e di altri nove cittadini aggiunti. I tre, eletti a trattare con Roma, compiuto il negozio, cessarono; ma i Diciotto restarono alquanti anni, perchè riconfermati. Con decreto poi del 13 Ottobre 1570 l'autorità plenaria sui Paduli venne rimessa in sei cittadini; ed il 30 Gennaio 1590 si stabilì definitivamente l'Offizio sopra i Paduli di Sesto, in uguale numero, tre possidenti interessati e tre non interessati. Quest'uffizio ebbe cura principale di provvedere ai lavori ordinari e straordinari attorno ai Paduli ed alle fosse contigue, che si facevano col concorso degli interessati, i quali poi venivano gravati per la maggior parte della spesa. Oltre a queste, ebbe corso del tempo anche altre incombenze, per commissioni speciali del Consiglio Generale; e dette mano a vari e diversi negoziati straordinari, alcuna volta in compagnia dell'Offizio sopra le Differenze, spesso con cittadini aggiunti, o insieme con gli Offizi sopra il Serchio e sopra l'Ozzeri e Rogio. Finì, al solito, al cominciare del 1801, quando si istituì il Comitato sulle Acque, Fabbriche, e Strade. In una serie che si trova all’archivio di Stato di Lucca, Offizio sopra il padule di Sesto, si raccolgono gli atti di quei primi Offizi straordinari del 1560, e quindi gli altri dell'Offizio diventato magistratura ordinaria. Stavano essi nella Cancelleria di Palazzo, e di lì passarrono nell'Archivio di Stato istituito sul principio di questo secolo. Nel modernissimo ordinamento, alle carte dell'Offizio, che diremo ordinarie e pubbliche, si sono aggiunte, secondo il metodo da noi seguito altrove, quelle dello stesso soggetto o illustranti la stessa materia, che stavano sparse nella Tarpea. Per le controversie colla Toscana a causa di confini o di giurisdizione dei Paduli, e soprattutto del Lago, sono a vedersi le scritture dell'Offizio sopra le Differenze, che fu per regola incaricato di tali negozi. Le carte poi della Deputazione sopra il Nuovo Ozzeri, che si compose dell'Offizio sopra i Paduli riunito a quello sopra l'Ozzeri e Rogio, formano una serie a parte già stata descritta.
[1] Non è a dimenticare
l'asserzione di Flavio Biondo nell'Italia Illustrata, ripetuta da Leandro
Alberti nella Descrizione d'Italia, che la palude bientinese (o di Sesto) fosse
ridotta a Lago per opera de' Fiorentini. Niente invero si sa per i documenti
sulla origine del ristagnamento delle acque; ma que' due scrittori, per quanto
poco sicuri, potrebbero aver raccolto alcun che dalla tradizione e dalla fama;
non essendo impossibile che i Fiorentini avesser dato la prima cagione alla
formazione del Lago, togliendo o diminuendo in qualche modo lo scolo nell'Arno;
come ne' tempi più vicini mutarono spesso le condizioni del Lago già formato,
lavorando intorno all'Arno ed all'emissario.
[2] Dopo molti contrasti, fu
nel 1543 soscritta una convenzione fra la Repubblica ed il Duca di
Firenze, per la quale i pescatori dei due Stati poterono praticare colle barche
e pescare promiscuamente in tutta l'estensione del Lago. Questo concordato,
fatto a modo provvisorio finchè non si concertasse la linea giurisdizionale
dell'acqua, rimase in vigore, non ostante innumerevoli inconvenienti e litigi,
fino alla cessazione dell'autonomia lucchese. Infatti, tutte le volte che si
riprese il negoziato di determinare la linea, nacquero difficoltà e non si
risolse cosa alcuna. L'ultima volta fu nel 1837; e pare che allora restasse di
nuovo senza conclusione, per la proposta, forse d'impossibile esecuzione, messa
innanzi da una Commissione lucchese, di dividere cioè le acque del Lago con
un'opera di muramento. Benchè non mai chiaramente determinato il confine,
tuttavia si considerava appartenere al dominio lucchese la parte intermedia del
Lago, che era stata dell'Abbazia di Sesto e quindi passata nei padri di S.
Ponziano, e la parte settentrionale. Si reputava del dominio toscano il tratto
meridionale, di cui era in possesso il Comune di Bientina per una sentenza del
1296 data dai magistrati lucchesi. La Repubblica di Lucca credette un tempo di
render meno complicate le differenze confinarie, facendosi essa stessa
proprietaria delle acque della sua giurisdizione, e perciò ne fece la compra
dai privati che le possedevano; cioè dagli olivetani di S. Ponziano aventi
causa dall'Abbazia di Sesto (per contratto di ser Giovanni Ciuffarini, 20
Agosto - 13 Novembre 1546); e da' Domenicani di S. Romano, la porzione già
appartenuta a più feudatari e quindi alla famiglia Sergiusti (Ser Pietro Carli,
24 Dicembre 1620 ). Per lo stesso fine aveva comperati nel 1590, da' frati de'
Servi, i possessi dell'antica Badia di Pozzeveri, posti sulla parte
settentrionale del Lago, confinante colla Toscana, ma che propriamente non
comprendevano alcuna parte del chiaro.
Cartografia e Testi Storici 1450: 1450 Rappresentazione dei due paduli di Bientina e Fucecchio nel XV secolo – (Archivio di Stato di Lucca, Deputazione sopra il nuovo Ozzeri, 3, Memorie sopra il lago di Sesto o di Bientina, n.4) |
1503: Mappa del 1503. Firenze-Mare con la Valdinievole e il progetto del canale Arnino navigabile - (Biblioteca di Madrid, Ms. II-8936, foll. 22v-23r) di Leonardo da Vinci. In questa carta di Leonardo da Vinci si valorizza il sistema di laghi-padule esistenti tra la Pianura di Bientina e la Valdinievole. Utilizzando questo sistema idraulico, era possibile progettare una colossale opera idroviaria, il canale Firenze-Mare, per unire la capitale al Tirreno attraverso Prato, Pistoia, Serravalle e la Valdinievole. Nella pianura, Leonardo Da Vinci, riconosce centro importante il borgo di Altopascio. |
1778: Mappa del 1778. Bacino del Bientina – (Archivio di Stato di Lucca, Acque e Strade, 731, n.13) di Michele Flosi |
1844: Mappa del 1844. Corso dell’Arno e dei suoi maggiori affluenti – (Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze) Si notino le aree inondate dalla piena del 3 Novembre 1844. |
Cartografia Storica: Relazione sulla cartografia storica dell'ex lago di Sesto |
Documenti e testi storici: Documenti e testi storici relativi alla storia dell'ex lago di Sesto |
XV sec.: Mappa del XV sec. Lago di Bientina - (Archivio Storico di Lucca, Offizio sopra il padule di Sesto, filza 46, mappa n.1) Si notano gli affluenti del Lago di Bientina provenienti da Nord e la centuriazione ancora esistente nella campagna circostante alla città di Lucca. |
XV sec.: Mappa del XV sec. Lago di Bientina - (Archivio di stato di Lucca, Capitoli 9) In questa carta oltre a cogliere per intero la superficie del lago si notano i suoi affluenti e i borghi nati sulle colline circostanti (Montecarlo, Porcari, S.Maria in Monte) |
XVI sec.: Mappa del XVI sec. (fine). Lago di Bientina e Valdinievole occidentale - (Archivio di Stato di Firenze, Miscellanea di Piante, n.470/c.) La carta raffigura il lago di Bientina e la campagna a Nord di questo. Si nota il lago di Sibolla contornato da un fitto bosco dal quale esce il Fosso Maggiore che termina nel lago di Fucecchio. Ad ovest si indirizza il Canale della Contessa che poi forma il laghetto di Altopascio, delimitato a valle da da un muro dal quale, simile ad un bottaccio, scaturisce una gora che alimenta il mulino del paese. Si sottolinea l’importanza del borgo di Altopascio, di Montecarlo e dell’Isola nel lago di Bientina. |
XVIII sec.: Mappa del XVIII sec. (seconda metà). Territorio lucchese, sistema idrografico, rilievi ed aree umide di Bientina e Massaciuccoli – (Archivio di Stato di Lucca, Deputazione sopra il nuovo Azzeri, 3, Memorie sopra il lago di Sesto o di Bientina, n.1) |